Mauro Ferri: biodiversità, difesa ambientale e tutela delle chiese storiche

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Mauro Ferri, noto veterinario e faunista, cofondatore dell’associazione Monumenti Vivi, nell’intervista che ci ha gentilmente concesso evidenzia l’importanza che si tenga conto di come negli edifici, soprattutto quelli di grande rilevanza quali le chiese, sia consono e utile che vi siano alloggiamenti adatti a ospitare la fauna avicola che sempre li ha abitati: indicando le misure adatte per evitare danni prodotti per esempio dai colombi. Ma senza causare lesioni agli animali e senza introdurre elementi invasivi anche sotto il profilo del disegno architettonico, quali i diffusi aghi metallici.

Come mai in epoche passate edifici storici come i campanili e i paramenti murari e di copertura ospitavano una certa fauna avicola e questa invece oggi è vista come una minaccia?

Un edificio pieno di cavità e appoggi, a tanti animali sembra una rupe o un grosso albero che userebbero in natura, e con meno predatori in giro. Potremmo ipotizzare differenze per le architetture classiche ma dal Medio Evo in poi le tecniche di costruzione hanno favorito la diffusione di buche pontaie e nicchie e di cavità sotto i materiali di copertura, che tanti piccoli animali da secoli trovano conveniente usare per sostare, riprodursi o svernare.

Dal 2007 il nostro piccolo gruppo di appassionati ha adottato il rondone comune come bandiera della biodiversità negli edifici perché è una specie straordinaria. Per 9 mesi vive a sud del Sahara, volando senza mai posarsi, nutrendosi di aeroplancton, bevendo pioggia e dormendo in volo, ma per nidificare torna alle nostre latitudini, usando la medesima cavità per tutta la sua lunga vita. Oltre al rondone comune negli edifici, anche in chiese e campanili, trovano spazio anche codirossi, cinciallegra, civetta, assiolo, gheppio, grillaio e altri piccoli passeriformi, senza dimenticare mammiferi (es. chirotteri), rettili (lucertole, gechi) e invertebrati (es. lepidotteri diurni e notturni).

Purtroppo anche i colombi hanno imparato a sfruttare gli spazi adatti alle loro dimensioni e le conseguenze della loro proliferazione sono l’accumulo di deiezioni a danno di decoro e integrità dei materiali, aspetti di non poco conto soprattutto in contesti di pubblica frequentazione, con reazioni di colombofobia e repulsione per ogni animale.

Date queste condizioni, certa manualistica ha sottovalutato la portata di raccomandazioni semplicistiche (“chiudere tutte le cavità”) che hanno azzerato la biodiversità di tanti edifici dove s’era compiuta una plurisecolare convivenza uomo-animali, causandovi pure mortalità silenziose. È stato perciò importante per noi appassionati lavorare su alcuni casi studio emblematici e pubblicarli, per introdurre nella letteratura tecnica e in quella “grigia” il concetto della “esclusione selettiva dei colombi”. Solo così è stato possibile smuovere una situazione che in certe realtà ha già precluso alla biodiversità buona parte del nostro straordinario patrimonio architettonico, da secoli popolarmente abbinato ai rondoni.

Chi potrebbe immaginare un sagrato o un centro storico a inizio estate senza l’allegria dei richiami delle loro sarabande? Senza dimenticare che popolarmente i rondoni erano confusi con le rondini e i balestrucci, altre specie tradizionali per gli edifici. Per San Benedetto la rondine è sotto il tetto, recitava un proverbio evocativo del risveglio della Natura, al pari delle non rare Madonne della rondine di certe chiesette rurali. Con la celebre canzone “Rondini” anche Lucio Dalla rievocva il fascino della nutrita colonia di rondoni della basilica di San Petronio a Bologna, dietro casa sua. Anche i nidi di balestruccio e rondine, sotto i cornicioni e nei porticati vengono distrutti durante la “guerra ai colombi”, ma per fortuna possiamo citare di nuovo la basilica di San Petronio che dal 2016 protegge i suoi rondoni e la sua biodiversità adottando le raccomandazioni suggerite dalle associazioni.

Basilica di San Petronio, Bologna. Dal 2016 la Basilica condivide con le associazioni locali le raccomandazioni per proteggere i rondoni nelle buche pontaie e sotto i coppi del tetto, adottando (prima in Italia) anche le cassette per i ponteggi durante i lavori sul tetto (2017-2020).

Perché anche oggi è importante ospitare questa fauna avicola negli edifici di rilevanza storica e sociale?

Le motivazioni per conservare la biodiversità negli edifici possono essere tante, dal rispetto di norme nazionali ed europee che tutelano la fauna, a quelle nazionali che puniscono il maltrattamento e l’uccisione di animali. Possono essere importanti anche le considerazioni utilitaristiche sul ruolo degli insettivori che notoriamente sottraggono masse di insetti spesso percepiti come molesti o addirittura dannosi. Per limitarci ai rondoni comuni, una loro coppia durante l’allevamento della covata cattura circa 20 mila insetti al giorno, e quindi una colonia ha impatti notevoli. Ma nel caso degli edifici religiosi la motivazione, a prescindere da altre considerazioni, potrebbe essere il rispetto dovuto a creature fantastiche, la cui presenza ci aiuta a elevare i nostri pensieri, e che possiamo facilmente aiutare a rimanere in un campanile, in un chiostro, in una facciata o su un tetto di chiesa, rispettandone la difficile vita.

Nell’ambiente degli appassionati di rondoni e specie correlate, sono noti simpatici aneddoti su religiosi che valorizzano col loro affetto la biodiversità come testimonianza del rispetto del Creato insegnato dalla enciclica Laudato si. Come la missione di San Juan Capistrano (California) col suo festival parrocchiale sul ritorno delle sue rondini, rese celebri da Leon René (“When the Swallows come back to Capistrano”, 1940) e tra l’altro destinatarie di un’interessante ricollocazione durante il restauro dell’antica missione francescana. O le suore benedettine del convento di Bernried che ogni primavera salutano il ritorno della loro colonia di rondoni, per la quale nel 2006 hanno richiesto che il progetto di restauro conservasse le cavità in cui nidificano.

Evidenziamo che in molti edifici di carattere religioso sono state attuate buone pratiche pro rondoni, anche come testimonianze di una visione cristiana del Creato, ecumenica e interconfessionale.

Ghirlandina, Modena. La torre campanaria della Cattedrale è parte del Sito UNESCO (Cattedrale. Ghirlandina, Piazza Grande). Il restauro integrale della torre (2008-2011) ha accolto il suggerimento di trasformare 120 buche pontaie per escludere selettivamente i colombi ed accogliere rondoni, chirotteri e altre specie. L’immagine documenta, al centro l’elaborazione delle buche pontaie in modo tale da permettere che vi entrassero i rondoni ma escludendo i colombi e, sulla destra, una fase dell’espansione della colonia di rondoni dalla fine dei lavori.

Ma resta il fatto che il guano di piccione è corrosivo per le superfici. E dunque come distinguere e trattare il problema dei piccioni rispetto ad altre specie?

La criticità della presenza dei colombi dipende dalle loro deiezioni, il cui accumulo era noto come “colombina”, apprezzato prodotto delle colombaie quale eccellente fertilizzante per l’orto. Ma su cornicioni e davanzali gli accumuli di deiezioni sono purtroppo solo dannosi, soprattutto per i materiali calcarei, a causa dell’umidità e dei i residui organici che rispecchiano una dieta onnivora. Con l’aggiunta anche di odori sgradevoli. Sugli aspetti igienico sanitari esistono per la verità esagerazioni basate sulla confusione tra pericoli e rischi, ma certo corrosioni e cattivi odori bastano a renderli indesiderabili.

Le deiezioni dei rondoni sono differenti, grazie alla dieta esclusivamente insettivora che fa espellere solo frammenti di indigeribile chitina, in genere in volo. Dato che i rondoni bevono per lo più in aria e comunque volando, sono buoni risparmiatori di acqua tanto che le deiezioni della covata sono dei densi sacchetti che i genitori asportano e disperdono e ciò che non viene disperso si disidrata velocemente trasformandosi una polverina di frammenti chitinosi inerti dal punto di vista chimico fisico. Lo stesso si può dire delle altre ancor più piccole specie strettamente insettivore.

Allora come si affronta il problema sul piano progettuale e quali competenze entrano in gioco?

Giustificata la indesiderabilità dei colombi e raccomandata un’ampia ospitalità per le specie insettivore non è però giustificabile adottare metodi che possono ferire o uccidere i colombi e anche altri animali. I colombi correttamente allontanati costituiranno gruppi molto meno numerosi, più radi e a quel punto più accettati. Una volta che si è capito che chiudendo buche e solai spesso si condannano a morte animali spaventati rintanati nel buio, la soluzione è coinvolgere nel progetto e nel cantiere un esperto che conosca la situazione di quell’edificio, che sappia usare gli strumenti utili per le indagini nelle cavità e consigliare gli accorgimenti più adatti.

S. Francesco alle Scale, Ancona. Il progetto di consolidamento del soffitto della cella campanaria (2019) ha accolto la proposta delle associazioni di collocare cassette multiple dentro la cella, già durante i lavori.

Si tratta di costi modesti rispetto ai budget di un restauro o di una manutenzione. Nel 2007 per le buche pontaie abbiamo introdotto il principio della riduzione selettiva, poi sviluppato per le diverse tipologie, sempre sulla base di casi studio seguiti e validati. Sono stati messi a punto anche metodi per i tetti (dove si riproduce la maggior parte dei rondoni comuni del Paese), e alternative ai cosiddetti aghi anti posa, e infine i metodi di riapertura di buche già chiuse. Affidarsi a metodi documentati e validati è importante, specie ora che l’argomento viene trattato ma col rischio di seguire consigli mediaticamente celebri ma sbagliati.

Campanile del Duomo di Torino. Nel 2018 il restauro prevedeva la chiusura delle 250 buche pontaie, ma è stata accolta la collaborazione di esperti che hanno dimostrato le nidificazioni in corso e concordato una riduzione selettiva delle entrate e la integrità di quelle più elevate abitate dalle taccole, deterrenti per i colombi.
Chiesa evangelica riformata, Chavannes-près-Renens (Canton Vaud, CH). Nel 2020 la commissione ambientale della parrocchia ha realizzato e installato per i rondoni 15 nidi artificiali.

L’associazione “Monumenti Vivi” è di supporto volontario a gruppi locali, proprietari e progettisti, e  condivide documenti tecnici propri e di altri, validati, sulla pagina http://www.festivaldeirondoni.info/documenti_tecnici_scaricabili.html 

Gerusalemme, Muro occidentale del Tempio. Nel 2018 ci fu il crollo di un masso, ma il pronto intervento di restauro e consolidamento ha tenuto conto dei rondoni comuni che vi nidificano. La loro colonia è censita ed è iconica per la città che la protegge considerandola parte dell’importante reliquia monumentale.
Aazmay Mosque in Salacak, Istanbul. In evidenza le sue tradizionali cavità, sia esterne che intramurarie, tipiche della tradizione ottomana del periodo classico. Sono di significato devozionale (105 Sura Al-Fil), interpretate artisticamente e senza riferimenti biometrici, ma costituiscono un indubbio arricchimento architettonico sfruttato da molte specie. Immagini tratte da http://travelmind-idilka.blogspot.com/2011/05/compassionate-architecture-bird-houses.html.

Un pdf riporta diversi esempi di edifici di culto si quali sono stati realizzati interventi adatti alla conservazione delle specie animali utili, con sistemi selettivi verso quelle “rischiose”: [gview file=”https://architetturasacra.org/wp-content/uploads/2021/02/Chiese-e-rondoni.pdf”]

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