Malta, la fede nel Mediterraneo. Le chiese di Richard England

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Cappella sull'isola di Filfa. Vista dall'interno verso il mare.

Inaugurato nell’agosto 2018, “The Word”, “La Parola”, è un Giardino dedicato alla meditazione, sull’isola di Malta. Un luogo aperto, sereno quanto il cielo estivo, disponibile e sollecito quanto lo spirito di un’umanità in cerca di relazioni e dialoghi, allegro e sorridente quanto l’anima che si nutre di speranza.

Si tratta di una delle ultime opere di Richard England, insigne architetto maltese, autore di tanti luoghi (qui ne pubblichiamo solo alcuni) che recano bensì il sigillo della croce, ma mirano a volgersi, oltre che verso l’infinitamente Altro, anche verso tutti gli altri. Come questo Giardino inteso quale luogo di meditazione, in cui predomina la serenità.

Il Giardino della Parola.

Si trova sulla copertura di due edifici del centro “WOW” (Wishing Others Well) che stanno in un sito tra i più difficili di Malta, Paceville, zona di night-club, traffici e confusione: con la loro cappella (la Millennium Chapel) danno un segno tangibile che comunque è possibile la conversione. La Buona Novella non conosce esclusività, si rivolge a chiunque: a tutto il mondo, per quanto tortuoso sia il cammino praticato, qualunque sia la provenienza delle persone.

Qualunque sia il loro colore, qualunque sia il loro passato. Se dunque il giardino apre un momento di respiro nel caos urbano più oscuro, indica anche la possibilità di approfondire la meditazione nella cappella da cui dipende e alla quale invita e riconduce.

Millenium Chapel, St Julians, Malta (foto Peter Bartolo Parnis, courtesy Richard England)

Ritrovando così orientamento pur se questo era stato perso. Nella Millennium Chapel la croce è come schermata da una trama ortogonale che ne evidenzia l’alterità, si staglia contro un cielo di stelle come a esplicitarne l’universalità, tra rocce e piante che dicono della sua prossimità.

Le opere di Richard England sono tutte marcate da una ricerca di eleganza sopraffina, espressa in un linguaggio che fortemente risente dell’ambientazione mediterranea. Lontane mille miglia dalla sensibilità centro-europea che ha caratterizzato il principale filone di ricerca nell’ambito dell’architettura per le chiese in Europa, risentono della vicinanza con Bisanzio e col Medio Oriente, inglobano la secolare tradizione dell’isola, che l’ha vista più volte baluardo del cristianesimo in incontri che divenivano anche scontri con altre civiltà, insieme con la sua più recente vocazione turistica.

Cappella sull’isola di Filfa.

Significativa al riguardo è la cappella di Filfa, la piccola isola che segna il punto più meridionale dell’arcipelago maltese. Una croce aggappata alla parete rocciosa che al suo centro si apre in una finestra dal cui interno si inquadra lo scenario marino. Come una pietra miliare, come il segno di un confine. Silente ma esplicito nella sua nuda essenzialità.

Cappella di Filfa. Vista dall’interno verso il mare.

Più una scultura che un’architettura: ma qui la ricerca di Richard England si volge al rapporto tra il segno e la natura, e tra il presente e il passato. La croce era baluardo nel lontano passato, ora è gesto di accoglienza.

All’origine della ricerca di Richard England, c’è lo studio delle architetture più arcaiche di Malta. A quelle costruzioni megalitiche si ispira una delle sue prime opere, la chiesa di Manikata (il progetto risale al 1962, la costruzione è avvenuta tra il 1964 e il 1974) che, rompendo la consolidata tradizione barocca delle chiese maltesi, cerca di comporre la precendente consuetudine vernacolare con un’espressione formale coerente col portato del Concilio. Da qui il suo sviluppo avvolgente.

Chiesa di Manicata, schizzo.

Le sue pareti perimetrali presentano un intonaco di colore tale da ricordare le antiche costruzioni in adobe.

Chiesa di Manikata: in pirmo piano una costruzione antichissima e vernacolare, la girna.
Chiesa di Manikata.

Una duplice soglia coperta introduce al volume principale della chiesa, circondata da un muro perimetrale. V’è anche la memoria del castello in questo progetto impostato su una pluralità di forme ad abside.

Chiesa di Manikata, vista interna (foto Peter Bartolo, courtesy Richard England)
Chiesa di Manikata. La pianta

Anche un labirinto e una meridiana fungono da richiamani all’antica tradizione.

Nelle sue produzioni successive Richard Englad ha cercato un raccordo anche con le forme barocche e ha trovato la propria cifra in disegni che sembrano riecheggiare immagini della pittura metafisica.

Un Giardino per Myriam, a St. Julians.

Lo si vede in luoghi in cui sacralità e richiami al mondo classico si uniscno a cromatismi mediterranei, come nel Giardino per Myriam, nella città di St. Julians: un insieme di archi ed anfore, di moduli geometrici in guisa di rocchi e di accenni di facciatelle. La piscina attorno alla quale si raccolgono viene trasfigurata da tali presenze, proiettata in una dimensione che vive in un inconsueto spessore diacronico.

Dar Il-Hanin Samaritan, Santa Venera, la cappella. (foto Peter Bartolo, courtesy Richard England)

Il complesso di Dar Il-Hanin Samaritan, nella città di Santa Venera, di proprietà della Societas Doctrinae Christianae, è dedicato all’assistenza degli anziani. Si tratta di un’architettura a giardino articolata in un intersecarsi e alternarsi di spazi chiusi e aperti, di fughe prospettiche e di chiostri.

Dar Il-Hanin Samaritan, Santa Venera. (foto Alan Carville, courtesy Richard England)

Il linguaggio metafisico e a un tempo modernista qui si unisce ad accentuazioni neoplastiche volte a comunicare allegrezza. E le forme che riecheggiano la purezza dell’astrazione si ancorano a squarci di verdeggiante respiro.

Dar Il-Hanin Samaritan, Santa Venera. (fotro Alan Carville, courtesy Richard England)
Dar Il-Hanin Samaritan, St. Venera. (foto Daniel Cilia, courtesy Richard England)

Luci e colori divengono l’essenza di volumi e pareti, aperture e scorci che fluiscono gli uni negli altri.

Dar il-Hanin Samaritan, la cappella. (foto Peter Bartolo, courtesy Richard England)

E la cappella, che nella facciata esterna sembra emergere con volute neoclassiche da una base modernista, all’interno si presenta con accenti da “monumentalità minimalista”: superfici scabre ma vetrate la cui intensa coloritura è percorsa da variazioni tonali, un crocifisso tradizionale si stacca da una croce di esigue dimensioni su di un fondo in cui sembra comprimersi tutto l’azzurro del mare e del cielo, l’altare è composto da tre blocchi squadrati che hanno la forza e la permanenza della pietra ma una disposizione sfalsata come se fossero in via di costruzione.

Vi sono altre cappelle. Se ovunque in questi luoghi il disegno invita alla calma e alla riflessione, gli spazi per il culto suggeriscono il confluire della meditazione nella preghiera: si presentano come ambienti animati da percorsi che convergono verso l’infinito.

Dar il-Hanin Samaritan, Cappella dell’acqua. (foto Daniel Cilia, courtesy Richard England)
Dar il-Hanin Samaritan, la cappella dell’acqua. (foto Daniel Cilia, courtesy Richard England)

L’architettura mira a rendere il senso di un cammino che si distende attraverso diverse tappe e punta verso un oltre assoluto, seguendo la strada di chi ci ha preceduto nell’imitazione di Cristo.

Questo racconta la cappella intitolata a Giorgio Preca, beatificato da Giovanni Paolo II nel 2001.

Cappella di St George Preca, Blata L-Bajda. (foto Peter Bartolo Parnis, courtesy Richard England)
Cappella di St George Preca, Blata L-Bajda. (foto Peter Bartolo Parnis, courtesy Richard England)

La croce e il tabernacolo: li abbraccia un unico arco mentre i piani verticali evidenziano la prossimità dell’uno, la proiezione dell’altra in una dimensione altra. Perché anche l’architettura contemporanea sa evocare espressioni simboliche.

Oggi, dopo aver tanto esperimentato nella progettazione di spazi per il culto e per l’accoglienza, Richard England propone una meditazione progettuale sul tema, pressantemente attuale, del dialogo tra diverse religioni. E così ha tracciato ipotesi di un tempio per l’incontro interreligioso per l’sola di Gozo e un’idea progettuale dedicata al tema della pace per l’isola di Malta.

Tempio interreligioso per Gozo (rendering).
Triangolo della Pace, per Malta (rendering, vista dall’alto).
Triangolo della Pace, vista notturna (rendering)

Sono espressioni intese quali auspici, desideri, sogni: raccontati col linguaggio della geometria associata al colore. Triangoli, quadrati, cerchi sono forme di astratta universalità e forse di per sé non esprimono compiutamente l’afflato intenso del sentimento religioso che vorrebbero rappresentare. Ma le forti campiture di colore che vi si associano cercano di calarli nella concretezza degli scenari mediterranei, dove inevitabile è l’incontro tra fedi diverse ma nei secoli cresciute tra loro vicine.

(Ove non altrimenti indicato, le foto sono tutte di Richard England)

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Chi è Richard England

Richard England (foto di Rene Rossignaud, courtesy Richard England)

 

 

 

 

 

 

 

Richard England was born in Malta and graduated in Architecture at the University of Malta continuing his studies in Italy at the Milan Polytechnic and also worked as a student – architect in the studio of the Italian architect-designer Gio Ponti.

He is also a sculptor, photographer, poet, artist and the author of several books. His architectural works have been published in leading international journals. A monograph Connections (Lund Humphries London) was published in 1984 by the then architecture correspondent of The Times Charles Knevitt. Knevitt also authored a book on the Manikata Church ‘The Making of a Church’ (1980/1986). This was followed by two publications by Chris Abel, Richard England: 25 Years of Architecture (Mid-Med Bank Malta, 1987) and Manikata Church (Academy Editions London, 1995). Richard England, The Spirit of Place (L’ARCA Edizioni) was published in Italy in 1998 and the extensive monograph Richard England by Edwin Heathcote (Wiley-Academy London) in 2002, which provides the most extensive coverage of his architectural works. A collection of photographs by Timmy Gambin, Between Shadow and Stone (A visual exploration of Richard England’s architecture) was published by Midsea Books, Malta in 2010. As a poet, he is the author of Eye to I (Said International – Malta, 1994), Sanctuaries, Clavichords and Tapestries (LIBRiA, Italy, 2006/2009/2012) and Orpheus – His Song and His Music with a foreword by Daniel Libeskind (Kite 2016). In 2016 a collection of his sacred architectural spaces entitled ‘Sanctuaries of the Soul’ was also published by Kite with texts by Chris Abel, Edwin Heathcote, Daniel Libeskind and Juhani Pallasmaa.

He is also the author of a number of books on Maltese contemporary artists.

Richard England is a Visiting Professor at the University of Malta, having acted as Dean of the Faculty of Architecture between 1987 and 1989. He is also the recipient of a number of Honoris Causa doctorates from the University of Buenos Aires, Argentina, the Institute of Advanced Studies at the University of New York, U.S.A., two Sofia Universities in Bulgaria and the Spiru Haret University in Romania. In 1995, he received an Honoris Causa Doctorate from the University of the Republic of Georgia and in 2016 from the University of Malta. He is also an Hon. Visiting Fellow at the University of Bath, in England and a Professor, Academician and Vice President at the International Academy of Architecture. In 1993 the Government of Malta appointed him Officer of The Order of Merit and in 1999 he was appointed an Hon Fellow of the American Institute of Architects. Richard England has lectured and exhibited his work in North and South America, the U.K., Europe, the Middle and Far East and ex-U.S.S.R. During the decade of the 70’s he worked in the Kingdom of Saudi Arabia, while in the early 80’s he was appointed, together with Robert Venturi, Arup Associates, Arthur Erickson, Sheppard Robson, Riccardo Bofill and others, as architectural consultant to the Mayorality of Baghdad, Iraq to work on the rehabilitation of the city.

His buildings and designs have earned him numerous awards, including eleven International Academy of Architecture Awards and two Commonwealth Association of Architects Regional awards. Others include the Gold Medal of the City of Toulouse in 1985, the International Committee of Architectural Critics Silver Medal in 1987, the 1988 Georgia, U.S.S.R. Biennale Laureate Prize and an IFRAA – AIA Award for Religious Architecture in 1991. In 1996 he was the winner of the International Prize at the III Architectural Biennale of Costa Rica and in 2000 he was the recipient of the Gold Medal of the Belgrade Architectural Triennale. In 2002 he was invited by the National Council of Culture and Art in Mexico to deliver the key address at the Luis Barragan Memorial Symposium. He was also awarded the Grand Prix of the International Academy of Architecture in 2006 and 2015 and the 2012 International Academy of Architecture Annual Award. In 2016 he was one of the winners of the European Architectural Awards. Richard England has lectured and worked in the following countries: USA, UK, Ex-Yugoslavia, Saudi Arabia, Iraq, Iran, Italy, Argentina, Poland, Bulgaria, Russia, Kazakhstan and his native Malta.

Among his best known works in Malta are the Church of St Joseph at Manikata, the Central Bank of Malta Annexe, the Millennium Chapel, the St. James Cavalier Centre for Creativity in Valletta and the White Shadows and LOVE sculptures.

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