Vittorio Gregotti, un ricordo

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Chiesa di San Massimiliano Kolbe a Bergamo, il battistero.

di Michela Beatrice Ferri

Domenica 15 Marzo 2020 scompare, all’età di 92 anni, nella sua Milano, l’architetto e urbanista Vittorio Gregotti.

Vittorio Gregotti, 2016. Foto di Niccolò Caranti da Wikipedia

Era stato ricoverato in seguito a complicazioni da COVID-19. Era ricoverato presso l’Ospedale San Giuseppe, in via San Vittore, a pochi passi dalla storica sede dello studio “Gregotti Associati International” – da lui fondato nel 1974 con Pierluigi Cerri, Pierluigi Nicolin, Hiromichi Matsui e Bruno Viganò – di via Matteo Bandello. E proprio lì lo avevamo intervistato il 14 giugno 2013.

Nel 1975 aveva curato la Biennale di Venezia, la prima in cui aveva fatto ufficialmente comparsa l’architettura «come ampliamento del settore Arti Visive». Il suo ultimo lavoro la ristrutturazione da ex fabbrica a teatro del Teatro Fonderia Leopolda a Follonica (Grosseto).

Gregotti è stato un architetto di fama internazionale. Nel suo libro intitolato “Il Sublime al tempo del Contemporaneo” (Einaudi, Torino, 2013) spiega che è importante opporsi a qualsiasi disgiunzione dell’architettura dal contesto politico e sociale, dalla coscienza della storia, dall’uso, dalla regola come misura di ogni eccezione, per mettere in atto attraverso le forme dell’architettura una nuova critica positiva della realtà capace di proporre una modificazione creativa dello stato delle cose.

Nato a Novara il 10 agosto 1927, frequentò il Liceo Classico e ci disse, nella nostra intervista, che la sua prima passione non fu l’architettura ma la musica. Proveniente da una famiglia di industriali tessili, si immatricolò al Politecnico di Milano nel 1947. Ci raccontò che, in una Italia ancora in fase di ricostruzione, per alcuni anni l’unico modo per recarsi da Novara a Milano era effettuare il viaggio sui carri bestiame delle ferrovie. La sua prima esperienza lavorativa arrivò proprio nel 1947 quando visse per sei mesi a Parigi, lavorando anche presso il prestigioso studio dei fratelli Gustave, Claude e Auguste Perret. Il suo maestro è stato il grande architetto Ernesto Nathan Rogers, con cui si laureò in Architettura nel 1952. Prima ancora della laurea, Gregotti aveva cominciato a lavorare con Rogers presso lo studio “BBPR” e la sua carriera prese avvio come collaboratore della storica rivista di architettura “Casabella”, all’epoca diretta da Rogers. Di questa prestigiosa rivista divenne direttore, poi, nel 1982.

L’attività della “Gregotti Associati International” si pone nella tradizione dell’architettura moderna novecentesca che risale a Rogers e a Walter Gropius, ma anche a Peter Behrens, a Auguste Perret, e a Otto Wagner. Tra le realizzazioni: lo Zen di Palermo, del 1969, gli edifici nella Lützowstrasse a Berlino (tra il 1979 e il 1982), il Centro ricerche Montedison a Portici (1977-1982), lo stadio olimpico di Barcellona (1983-1985), il quartiere della Pirelli-Bicocca (1986-1988) – un lavoro sul masterplan dell’intero quartiere e la maggior parte dei suoi edifici, calibrato mix di ristrutturazione delle preesistenze ed edificazioni ex-novo, lo stadio Giuseppe Ferraris di Genova (1986-1988), la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea (GAMeC) di Bergamo nel 1991, il Centro culturale Belém a Lisbona (1988-1992), le “Salle des Etats” e la “Ala Denon” al Louvre di Parigi nel 1991, e altre strutture tra cui il Teatro dell’Opera ad Aix-en-Provence nel 2003. E molto altro ancora.

La chiesa di Baruccana.

Nel corso della sua carriera, Gregotti ha progettato tre chiese. La prima, in Sicilia verso la fine degli anni Settanta: si trattò della ricostruzione della chiesa della Matrice a Menfi, che era stata parzialmente demolita da un terremoto. Poi del 1991 è il progetto per la realizzazione della chiesa e degli edifici parrocchiali a Baruccana di Seveso (Monza Brianza) e del 2008 è la Chiesa dedicata a San Massimiliano Kolbe, nel quartiere Loreto, a Bergamo. Il suo ultimo lavoro è del 2012: la ristrutturazione e trasformazione da ex fabbrica a teatro del Teatro Fonderia Leopolda a Follonica. Nel 2018 il Padiglione di Arte Contemporanea di Milano gli ha dedicato una importante mostra antologica.