SPAZI SACRI IN TRE EX CINEMATOGRAFI DI FIRENZE

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Fotografia della sala di proiezione dell'ex Cinema Eolo, oggi dismesso, in Borgo San Frediano a Firenze

Di seguito riportiamo il sunto della tesi di laurea magistrale in Architettura degli Interni, dal titolo “Interni Sacri. Rifunzionalizzazione di tre ex-cinematografi del centro storico di Firenze” discussa da Oliviero Martini, relatore Prof. Arch. Davide Fabio Colaci, nell’ottobre 2020 presso il Politecnico di Milano. La tesi prende in considerazione tre luoghi “sacri”, non di culto cattolico.

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Ancora oggi, la religione produce esperienze umane, altamente numeriche in grado di organizzare e allestire la città e i suoi interni attraverso cerimoniali, pellegrinaggi e festività. Il lavoro di ricerca qui proposto immagina la possibilità di ambientare la presenza dei culti e delle comunità religiose negli interni di tre ex cinematografi dismessi e abbandonati della città di Firenze. Questi divengono spazi per il culto e la vita quotidiana, non offrendosi soltanto come rigidi contenitori di pratiche da osservare, ma come epicentri di una nuova vita individuale e collettiva per la città stessa.

IL SACRO E IL PROGETTO DELLA CITTÀ

Anche perché ho sempre pensato che avere molti dei è meglio che averne uno solo, l’importante è trovare il senso delle cose in ogni loro diversa manifestazione” (Italo Rota, Cosmologia Portatile, 2012).

Sacro deriva dal termine latino arcaico sakros e indica ciò che è dedicato alla divinità e al suo culto.
La radice di sakros è il radicale indoeuropeo sak, il quale definisce qualcosa a cui è stata conferita validità, ovvero che acquisisce il dato di fatto reale, suo fondamento e conforme al cosmo.

Il termine sancisce anche una sorta di alterità, un essere altro e diverso rispetto all’ordinario, presentando quindi un paradosso. Infatti, le pratiche sacre pur essendo ‘eccezionali’, diverse dall’ordinario, in realtà possono essere vissute soltanto nell’organizzazione quotidiana della vita dei fedeli, includendo gli spazi che questi abitano e i rituali che essi compiono.

RITUALI

I rituali sono alla base dei culti e consentono una certa osmosi tra le sfere del sacro e del profano. Essi consistono in azioni verbali e spaziali organizzate, ripetute, svolte per manifestare il coinvolgimento con la divinità. I rituali assicurano non solo la comunicazione e la trasmissione del culto, ma anche la creazione di una consapevolezza collettiva. Producono quindi una concreta esperienza per e dalla comunità, nelle sue gerarchie sociali e nella legittimazione dello spazio.

Durante il rituale romano di fondazione, la città viene consacrata come proiezione terrena del templum celeste, disegnato nell’orizzonte, dove sono raccolti e interpretati i segni che vengono dal mondo ultraterreno

LIMITI

Storicamente lo spazio del Sacro acquista significato soltanto quando isolato con recinzioni, limiti. La qualità strutturale distintiva del recinto, è la presenza di una discontinuità, che ci consente di identificare un’area in qualche modo distinta dall’ambiente attiguo. Il muro che esclude l’uno, ha la funzione di racchiudere l’altro. Ma entro la recinzione sacra, il mondo profano viene trasceso e quindi l’esistenza del luogo sacro rende possibile agli uomini il passaggio da un mondo a un altro.

Il Tabernacolo Ebraico, dimora trasportabile e limite della presenza divina nel mondo terreno

Attraverso i rituali dei fedeli e la definizione dei limiti dello spazio, il mondo al suo interno viene trasformato da caos a kosmos. Il suo disegno cioè va letto come una immagine perfetta della struttura dell’universo, al quale si rivolge il culto.


DISPOSITIVI

Ogni religione ha un sistema di credenze e pratiche definite, che hanno originato strutture e architetture urbane, permanenti e temporanee, legate alla sfera del sacro e alla cerimonialità: piazze, strade, direttrici, cimiteri, vuoti urbani.

Nella Roma del ‘Gran Teatro Barocco’, veri e propri ‘portici’ effimeri erano i percorsi realizzati a Piazza San Pietro con aste e velari in occasione del Corpus Domini, una delle principali solennità dell’anno liturgico della Chiesa Cattolica

Oggi le nuove comunità insediate in Europa generalmente non riportano evidenti segni fisici della propria presenza, come avveniva un tempo attraverso i dispositivi del culto, come minareti o campanili. Al contrario, un garage, come nel caso dei musulmani a Firenze, un appartamento in affitto, degli uffici, rappresentano spesso i nuovi nuclei del sacro.

Spesso i luoghi di culto si articolano attraverso spazi interni, privati, temporanei, fino al loro manifestarsi nella sfera pubblica. L’architettura sacra si concretizza nel contemporaneo mediante specifiche occasioni di intervento: singoli progetti d’arredo, strumenti per i riti, ornamenti e semplici iconografie, rese sacre per l’occasione. 

Il tempio nasce all’interno di un garage, connotandosi come un interno necessario alla comunità religiosa ma minore, mimetizzato

TRE INTERNI SACRI PER FIRENZE

Il cinema era suggestione ipnotica, ritualistica, c’era qualche cosa di religioso. Un rituale antichissimo, di sempre che ha cambiato forma e modi, ma era sempre quello: stai lì, ad ascoltare…” (Intervista a Federico Fellini, trasmessa durante la sfilata milanese di Gucci A/I 2020-2021).

Il progetto di tesi propone la rifunzionalizzazione in luoghi di culto di tre ex cinematografi del centro storico di Firenze, aspirando all’ideazione di luoghi che superino la specializzazione funzionale dello spazio, per abitare l’architettura tramite i rituali e gli allestimenti delle tre religioni. Questo nuovo universo fiorentino non rispetta tanto un ordine geometrico o estetico, quanto la dimensione di una città altra, fatta di corpi, di fedeli che all’architettura conferiscano la loro condizione di organismi in movimento. I culti mediante i loro rituali e celebrazioni collettive, ri-allestiscono le architetture e gli spazi pubblici limitrofi. Il fiume Arno, le piazze e le strade del centro divengono piattaforme per la messa in scena delle festività, contribuendo a una rappresentazione a cielo aperto delle comunità.

EX CINEMATOGRAFI

I sette luoghi di culto si appropriano altrettante ex sale cinematografiche del centro storico. Oggi, queste sale di proiezione risultano mutate o abbandonate, parte di un più ampio patrimonio di interni riconvertiti o in disuso. I cinema costituivano luoghi d’arte, aggregazione e sogni; al contrario oggi si propongono alla città come ampi contenitori di cui si è persa la memoria storica. Tre di queste ex sale vengono scelte come approfondimenti progettuali, dimostrando la natura abitata di questi edifici, veri e propri “utensili per l’azione liturgica” (Rudolf Schwartz).

MOSCHEA DEL VENERDÌ

PREGHIERE RITUALI ISLAMICHE NELL’EX ARISTON

La prima moschea dell’Islam, la Casa del Profeta, sorgeva sul luogo in cui Maometto fece edificare nel 622 un locale destinato alla preghiera. L’architettura era presente soltanto nella forma di un recinto, di un perimetro quadrato di lato 51,8mt, che separava i fedeli dall’ambiente esterno. Erano gli stessi fedeli, attraverso i loro corpi in preghiera a sacralizzare lo spazio. L’idea di recinto
che racchiude l’assemblea dei fedeli, il moto e la sosta generano lo spazio e la disposizione dei pochi elementi che lo costruiscono.

Il progetto di una nuova moschea per Firenze allestisce i diversi momenti di preghiera obbligatoria nello spazio interno ed esterno della città. Mentre negli interni dell’ex cinema Ariston si compiono le pratiche del quotidiano, i rituali a maggiore affluenza abitano in forme temporanee piazza Santa Maria Novella.

Gli interni di una moschea corrispondono a una semplice e ordinata sequenza di rituali. Sebbene questi siano identici in tutte le tradizioni dell’Islam, non esiste un linguaggio architettonico e spaziale obbligatorio. Come all’origine della Casa del Profeta, non è l’architettura a rendere sacro lo spazio, ma i corpi in preghiera dei devoti. Dopo aver varcato la soglia, i fedeli si tolgono le scarpe, procedendo a una serie di abluzioni, come il lavaggio delle mani e dei piedi. Una volta purificati i corpi, i devoti accedono allo spazio per la preghiera. Le donne, pur utilizzando spazi d’entrata e di servizio diversi, si riuniscono agli uomini per pregare. Alla sala di preghiera corrispondono tre principali elementi d’arredo, archetipi dell’architettura sacra islamica: il minbar, il mihrab e il tappeto di preghiera

All’interno della sala di preghiera, un unico e ampio tappeto sembra disegnare un piano infinito, che riporta lo spazio alla scala dei corpi dei fedeli, venendo quindi utilizzato sia come pedana che come artificio per orientarsi

SALA DEL REGNO

CONGRESSI DI ZONA NELL’EX ASTRA 2

I Testimoni di Geova utilizzano come luoghi di culto le Sale del Regno, ovvero locali privi di iconografia, dove si tengono le Adunanze settimanali. Spesso le strutture vengono progettate e allestite attraverso i contributi e la manodopera di volontari della comunità. I rituali e i momenti di assemblea comune vengono annunciati alla città attraverso un’insegna Led esterna. Le scritte che appaiono sull’insegna riportano testi dei canti, parole di Geova, indicazioni di orari e dei partecipanti alle Adunanze, nomi dei Testimoni, informazioni per la pratica della religione a casa.

Ogni Testimone viene accolto nel Movimento dopo aver praticato il Battesimo per immersione. Il fonte battesimale è dispositivo centrale della sala, attorno al quale si compiono attività parallele, come la consultazione dei testi e della Bibbia nelle wunderkammer e la recita delle preghiere negli spazi d’accoglienza e di seduta. Il palco della sala principale ospita gli oratori delle Adunanze e dei Congressi. Dato che gruppi eterogenei, per nazionalità e numero, occupano la sala, questa viene di volta in volta allestita rispetto alla densità dei praticanti e alle loro necessità. 

Ogni attività nella sala riporta quasi a una dimensione del profano, suggerita anche dall’ambientazione nell’ex scatola cinematografica

TEMPIO BUDDISTA TIBETANO

RECITA DEI MANTRA ALL’EX EOLO

In origine i templi o santuari buddisti vengono denominati caitya e si configurano come sale della preghiera a pianta basilicale e a tre navate, in India e Cina scavate nella roccia. Il progetto recupera la tipologia dei caitya, accostandola alla più recente tradizione tibetana. Gli spazi sono organizzati secondo un asse ideale che corre dall’ingresso del tempio al giardino esterno. Un portale d’entrata introduce al tempio e all’unica sala di preghiera. Lo stupa viene ospitato nel giardino esterno, collocando così all’interno la statua del Buddha, posta su un altare al centro del deambulatorio. Nel progetto i due allestimenti dello stupa e dell’altare interpretano fisicamente la presenza del divino, ponendosi come centro ideale del disegno cosmico.

L’altare con la statua del Buddha Bhumisparsha è situato all’interno della sala di preghiera. Su di esso vengono poste le offerte, come fiori, incensi e altri oggetti. I devoti rendono omaggi al Buddha eseguendo il rito della deambulazione rotatoria, percorrendo lo spazio tra l’altare e la parete di fondo in senso orario, tenendo sempre la statua alla propria destra. 

L’altare è concepito come un intervento plug-in, trattandosi di un allestimento smontabile e modulare. Il Buddha viene realizzato in più parti, in cartapesta, poi assemblato in loco

Firenze, città storicamente stratificata e restia al cambiamento, si trasforma così in luogo di crocevia di comunità eterogenee ed espressione di diversi costumi e relazioni. Questo esercizio è applicabile a ogni altra città, ma riconosce in Firenze, una dimensione urbana pronta al cambiamento dall’interno. Il progetto attraversa la città e i suoi spazi mediante corpi e dispositivi, che ricreano un unico palinsesto, trascritto dai rituali dei culti.

Bibliografia essenziale

Aureli P. V., Giudici M. S., The Politics of Sacred Space. Spaces, rituals, architecture, Diploma Unit 14, AA School of London, 2012/2013

Aureli P. V., Giudici M. S., Khosravi H., Rituals and Walls. The Architecture of Sacred Space, Architectural Association, Londra, 2016

Branzi A., Modernità debole e diffusa. Il mondo del progetto all’inizio del XXI secolo, Skira, Milano, 2006

Cassani M., Sacred Spaces in Profane Buildings. The spatial implications of religious pluralism, Tesi di dottorato, Politecnico di Milano, 2013

Durkheim É., Le forme elementari della vita religiosa, Booklet Milano, Milano, 2005

Giusti M. A., Caccia S., Buio in sala: architettura del cinema in Toscana, M&M Maschietto, Firenze, 2007

Hejduk R., Williamson J., The religious imagination in modern and contemporary architecture, Routledge, New York, 2011

Rota I., Cosmologia Portatile. Scritti, disegni, mappe, visioni, Quodlibet, Macerata, 2012

Dizionario dei luoghi del Sacro, curato da Mircea Eliade, Jaca Book, Milano, 2019

Enciclopedia delle religioni, diretta da Mircea Eliade, Città Nuova Editrice, Roma, 2004

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